La proposta per Parma dei costruttori: “Stop al consumo di suolo, agiamo sull’esistente
Stilato un piano di proposte da parte della Sezione Edili dell’Upi ai candidati sindaco
La Sezione Edili dell’Unione Parmense degli Industriali (Upi) lancia “Una proposta per Parma”, un documento per i candidati sindaco che espone i problemi del settore e le proposte per risolverli. Il documento avverte che “è necessario correggere la rotta”: invoca un impegno del municipio per onorare i suoi impegni (le imprese associate vantano crediti da Comune e Partecipate per 68 milioni di euro), vuole un impegno contro la burocrazia e chiede che gli oneri di costruzione servano per gli investimenti, non per pagare la spesa corrente.
Gli Edili dell’Upi auspicano inoltre che le banche tornino ad erogare “buon credito” alle imprese del settore e alle famiglie.
Di seguito lo speciale che La Gazzetta di Parma ha dedicato alla proposta.
Gli edili dell’Upi: «Non possiamo pagare sempre noi»
Riqualificazione urbana, energetica e realizzazione di opere pubbliche necessarie per la città. Passa attraverso queste tre direttrici la proposta per Parma che la sezione Costruttori edili dell’Unione parmense degli industriali ha voluto presentare ieri alla città.
Il documento, elaborato dalla Consulta degli edili, tocca diversi aspetti di un settore che, come ha spiegato il presidente degli Edili Enrico Schilke, «risente della crisi e dei vincoli che gli istituti di credito hanno imposto alle imprese e ai cittadini per la concessione dei mutui. A Parma la situazione è aggravata da un debito di 68 milioni di euro che il Comune e le sue partecipate hanno con le imprese di costruzioni associate. Nonostante la disponibilità del commissario Ciclosi, ancora non sappiamo quando potranno essere recuperati. Siamo con l’acqua alla gola, ma non possiamo sempre essere noi a pagare». Per Schilke anche le pubbliche amministrazioni e gli istituti di credito devono farsi carico dei sacrifici necessari a uscire dalla crisi.
«Tra il 2000 e il 2007 – precisa Andrea Baghi, vicepresidente della sezione Costruttori edili -, i Comuni hanno esagerato nella concessione delle quote edificabili: già da tempo avevamo chiesto che fossero ridotte. Il risultato? Il consumo di suolo è stato eccessivo e gli oneri di urbanizzazione sono stati utilizzati per coprire la spesa corrente, invece di essere reinvestiti in opere pubbliche, come prevede la legge. In più si è generata una quantità di invenduto che, unita ai 12 mila alloggi ancora da costruire, dovrà essere riassorbita poco alla volta, senza prevedere ulteriori quote».
Quello che occorre ora alla città è la revisione dei modelli di sviluppo, non più centrati sul consumo di suolo, bensì sulla riqualificazione, urbana ed energetica. «L’innovazione tecnologia oggi consente processi nuovi – chiarisce Schilke -. Non serve consumare altro suolo, dobbiamo agire sull’esistente, recuperare gli edifici agricoli incongrui, operare nella direzione dell’edilizia sociale, scolastica, nella riqualificazione del patrimonio pubblico».
«Parma – ha chiarito Luciano Manara, vicepresidente dell’Upi – non ha bisogno di un nuovo Psc, semmai di varianti correttive a quello vigente che prevedano interventi virtuosi e funzioni non solo residenziali». Le idee ci sono, i progetti anche: «Questa è la nostra proposta – sottolinea Schilke -, sulla base della quale vogliamo dialogare con la prossima amministrazione». «È una proposta culturale – ha aggiunto il direttore dell’Upi, Cesare Azzali -, che prende atto del cambiamento avvenuto negli ultimi anni e suggerisce di ripensare a un uso diverso del territorio, per migliorare la fruizione della dimensione urbana, delle opere pubbliche, delle infrastrutture ». «Siamo disponibili a dialogare con chiunque verrà eletto – aggiunge Baghi -, chiedendo un tavolo di confronto permanente, nel rispetto della diversificazione dei ruoli e dell’interesse della comunità».
LE PROPOSTE
1. “Riqualificazione urbana ed energetica degli edifici: abbattere gli oneri per chi è virtuoso”
A Parma si deve oggi fare i conti con una quantità edificabile e di invenduto che richiederà dai dieci ai quindici anni per essere riassorbita. Se da un lato sarà necessario ricalibrare gli interventi, la sezione Costruttori edili dell’Unione Parmense degli industriali rivolge però una richiesta precisa all’Amministrazione comunale che uscirà dalle prossime elezioni in programma per il 6 e il 7 maggio: «Si persegua la politica di destinare il 30 per cento dei nuovi ambiti edificatori all’edilizia residenziale pubblica – si legge nel documento elaborato dalla Consulta -, al fine di arrivare a soddisfare la parte sempre crescente di popolazione che oggi riesce ad accedere alla sola edilizia convenzionata».
Per fare questo, spiegano gli Edili, occorrerà attingere al Fondo nazionale per il piano casa attivato alla Cassa depositi e prestiti, e richiamare i privati a investire nel mattone. Fondamentale sarà anche perseguire una politica di riqualificazione urbana, rivolta ad edifici, a condomini e a interi isolati. Una particolare attenzione dovrà essere posta alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, specie quelli realizzati tra gli anni ’50 e ’90, così da ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
In questo senso la proposta degli edili è di potenziare il Regolamento energetico comunale, abbattendo gli oneri per chi si muoverà in questa direzione. Spazio anche all’edilizia industriale: «Una volta conclusa la procedura di Spip – si legge nel documento – si attivino meccanismi con i proprietari delle future aree, al fine di generare quantità edificatorie ad uso produttivo e commerciale da vendere al libero mercato o da assegnare a prezzo calmierato all’imprenditoria locale». E se da una parte i centri commerciali sono ormai «ampiamente sufficienti», occorrerà dall’altra ripensare il centro storico, preservandone tutte le funzioni e sostenendo il commercio.
2. “Basta usare gli oneri per la spesa corrente: reinvestirli per la città”
Le recenti politiche urbanistiche hanno, a parere della sezione Costruttori edili dell’Unione parmense degli industriali, generato notevoli squilibri all’interno del mercato dell’edilizia di Parma. In particolare, con i bandi del Piano operativo comunale del 2008, tutte le domande dei privati di far passare le aree inserite nel Piano strutturale comunale 2007 al Piano operativo, venivano accolte, rendendo di fatto tutti gli interventi immediatamente attivabili. Lo stesso Psc del 2007, poi, era centrato sul principio della perequazione urbanistica.
«La modalità di applicazione della perequazione – si legge nel documento elaborato dalla Consulta degli edili – è stata snaturata rispetto ai contenuti espressi nelle norme. L’amministrazione comunale – prosegue il testo – ha determinato in completa autonomia valori di perequazione e coefficienti ponderali di fatto errati, e ha imposto extra oneri illegittimi. Serve quindi un cambio di rotta».
«Quello delle costruzioni – si legge ancora nel documento – non deve e non può più essere inteso come un settore da cui ricavare impropriamente risorse aggiunte rispetto a quelle che già derivano dalla fiscalità generale, peraltro molto oppressiva». «Le disponibilità finanziarie ricavate dall’attività edilizia, ovvero i contributi di costruzione – osservano ancora gli Edili – sono risorse che vengono pagate, per il tramite delle imprese di costruzione, dai cittadini che comprano casa: tali risorse devono andare a costruire un fondo che reinvesta nella città a favore dei cittadini tutti, attraverso la realizzazione di opere pubbliche. In nessun modo, d’ora in poi, i contributi di costruzione dovranno servire a pagare la spesa corrente».
3. “Comune e partecipate paghino i 68 milioni di debito per lavori già eseguiti”
La realizzazione di opere pubbliche, a Parma, non può prescindere dal pagamento alle ditte appaltatrici, che attendono dal Comune e dalle società partecipare 68 milioni di euro per lavori già ultimati. La proposta della sezione Costruttori edili dell’Unione parmense degli industriali prevede, oltre a questo, anche il riconoscimento ai creditori degli oneri finanziari sostenuti a causa del debito generato dalla pubblica amministrazione, e di non interrompere i flussi di cassa alle attività oggetto di «global service», destinate alle manutenzioni ordinarie di strade ed edifici pubblici.
Secondo gli Edili, poi, pubblico e privato dovranno continuare a collaborare, attraverso gli strumenti disponibili, come il «project financing», il «leasing in costruendo» e il contratto di disponibilità introdotto dal Governo Monti.
I rapporti dovranno inoltre essere gestiti attraverso concorsi trasparenti, e rispettando la separazione dei ruoli: al pubblico l’indirizzo e il controllo, al privato la progettazione, la costruzione e la gestione. Non sarà più accettabile inoltre, come si legge nel documento stilato dalla Consulta degli edili, «il pagamento di opere pubbliche con permuta di immobili esistenti o di aree edificabili, nella maggior parte dei casi con valori sovrastimati». Le opere essenziali alla città, verso le quali si dovranno quindi orientare i nuovi progetti, sono per i costruttori dell’Upi quelle di edilizia scolastica e di edilizia sociale (come ad esempio le case di riposo); sono le opere finalizzate alla manutenzione programmata della città, per quanto riguarda le strade e gli edifici pubblici, e al sostegno delle piccole e medie imprese; sono, infine, gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico, in particolar modo quello di edilizia residenziale sociale, anche in chiave di risparmio energetico.
4. “Le banche tornino a erogare credito per imprese e famiglie”
Nella proposta per Parma elaborata dai Costruttori edili dell’Unione parmense degli industriali non poteva mancare un riferimento agli istituti di credito che, come ha ricordato Enrico Schilke, presidente della sezione Costruttori edili dell’Upi, hanno contribuito con i vincoli al credito, per le imprese e per le famiglie, ad aggravare la crisi del mercato immobiliare.
È proprio a loro che gli Edili di Parma hanno voluto rivolgere un appello, o meglio, «un invito ». Un invito affinché, spiegano, «tornino ad erogare buon credito alle famiglie, ovvero mutui agevolati per l’acquisto della prima casa, finanziamenti per la ristrutturazione energetica degli edifici e degli alloggi». Ma anche, hanno aggiunto, un invito affinché le banche «tornino ad erogare buon credito alle imprese del settore costruzioni, per il sostegno alla loro attività aziendale, in particolar modo attivando operazioni di fattorizzazione dei crediti vantate dalle imprese nei confronti degli enti pubblici». Infine, l’invito dei Costruttori edili dell’Upi è affinché le banche «tornino attive nel settore delle opere pubbliche, raccogliendo la sfida di una proficua partnership in operazioni di project financing, di leasing in costruendo e di contratto di disponibilità, l’ultimo strumento introdotto da un decreto del Governo Monti». «Non possono essere solo i costruttori edili a pagare – ha dichiarato Enrico Schilke -, anche le pubbliche amministrazioni e gli istituti di credito devono accollarsi i sacrifici necessari per uscire da questa situazione critica».
[da “La Gazzetta di Parma” di sabato 25 aprile 2012 – Laura Ugolotti]
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